Oltre all’aspetto religioso che celebra l’avvio della Quaresima con un’ultima grande festa, nelle valli di montagna il Carnevale ha sempre avuto anche un significato “pagano” di ricorrenza che si auspica e anticipa l’arrivo della primavera. Se poi i tempi moderni hanno voluto che la settimana del Carnevale coincidesse anche con la settimana bianca quale occasione migliore per andare alla scoperta del folclore e delle tradizioni del Trentino abbinando feste in maschera e sciate sulle piste innevate?
In Trentino il Carnevale – non necessariamente solo per bambini – significa sfilate, carri allegorici, costumi ma anche se non soprattutto usanze di un tempo e cultura storica che si mescolano con eventi e occasioni eno-gastronomiche. Il perfetto programma alternativo per colorare qualche giorno di vacanza sulla neve.
In tutto il Trentino ci sono almeno tre valli che da sempre mettono in scena un carnevale che ha poco da invidiare a quelli più celebrati in pianura.
Il Carnevale Ladino della Val di Fassa
A partire dalla fine di gennaio, in tutti i paesi della valle si susseguono sfilate delle mascherèdes (personaggi dell’antica quotidianità alpina di cui ci si prende burla) e delle faceres, le maschere lignee intagliate con maestria dagli scultori locali. Ogni evento viene ovviamente accompagnato da degustazioni di dolci tipici, a partire dalle classiche frittelle trentine alle mele per finire con il Puzzone, il formaggio stagionato DOP di Moena.
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Il Carnevale dei Matoci in Val di Fiemme
Nel tempio mondiale dello sci di fondo, in Valle di Fiemme, le tradizioni cambiano radicalmente: proprio pochi giorni dopo la Marcialonga, e per l’esattezza sabato 6 febbraio 2016, nella laterale Valfloriana si replica l’usanza vecchia di centinaia di anni dei Matoci secondo la quale un lungo corteo di personaggi pittoreschi – imitando i cortei nuziali – scenderà dalla frazione più alta attraversando tutti i villaggi, per incontrarsi sulla piazza principale di Casatta. Tutti indosseranno maschere in legno di cirmolo e costumi sgargianti. Niente carri. Qui la tradizione storica è più viva che mai. Per raggiungere la meta, i matoci devono fermarsi a celiare con tutti coloro che incontrano lungo la strada, intrattenendosi in lunghissimi e scanzonati “botta e risposta” che richiamano l’antico sistema di dazi e pedaggi da pagare per passare da un paese all’altro. Una volta che tutti saranno riuniti in piazza, si darà il via alla festa e ai balli: qui ci si dà dentro con il vin brulè, con i grostoi (le chiacchiere dolci trentine) e lo smacafam, una torta salata da consumare calda, spesso insieme alla luganega.
Il Carnevale Asburgico di Madonna di Campiglio
In programma dall’8 al 12 febbraio 2016, Il Carnevale Asburgico di Madonna di Campiglio ha tutt’altre atmosfere. È infatti una festa che vuole ricordare i fasti di corte della Principessa Sissi (che da queste parti veniva volentieri) e dell’imperatore Francesco Giuseppe: nei cinque giorni di festa si succederanno la presentazione pubblica della corte imperiale, fiaccolate e sciate di gruppo in maschera, feste per bambini, visite guidate e la cerimonia del tè nello storico Salone Hofer all’interno del Grand Hotel Des Alpes, con affreschi, tendaggi, velluti e arredi d’epoca, che sarà anche la sede dell’attesissimo ballo di gala.
Le feste di Carnevale nelle altre valli trentine
Tra i Carnevali ‘minori’ delle valli trentine, dal Gran Carnevale Giucariese con le sfilate dei carri ai concerti del Carnevale di Storo fino alle degustazioni nella Valle dei Laghi, ci piace segnalare un carnevale molto outdoor, quello di Grauno, piccolo paesino della Val di Cembra. Dal 5 al 9 febbraio, va in scena una festa il cui protagonista è un albero. Dopo che, nella notte dell’Epifania, i coscritti sono andati nel bosco a tagliare rami di pino con i quali hanno decorato tutte le fontane, per il martedì grasso la gente del paese sceglie il pino più grande che viene abbattuto, privato dei rami e portato nella piazza principale dove diventa protagonista di una sorta di rappresentazione teatrale, venendo benedetto con un rametto intinto nel vino. Tutti gli abitanti trascinano poi il grande albero fuori dal paese e lo piantano nella bùsa del carnevàl dove verrà “impagliato”. All’imbrunire, l’ultimo sposo dell’anno gli dà fuoco e la serata continua con musica e balli attorno al falò, mentre gli anziani vaticinano la semina futura osservando la direzione delle scintille. Conoscete un altro rito propiziatorio, decisamente pre-cristiano, che richiama le forze della natura in modo simile a quello dell’Altopiano di Piné, Valle di Cembra, Fornace e Civezzano?
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Credit photo: Trentino Marketing
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