Se sei arrivato qui cercando percorsi gravel nel Mugello è perché non hai trovato granché in grado di soddisfare la tua passione. Avrai visto il percorso della Granfondo e qualche escursione organizzata, ma nulla in grado di appagare la tua voglia di avventura lungo le pendici dell’Appennino Tosco-Romagnolo. Lo so, hai ragione, ed è un peccato, perché quella porzione di Mugello tra Toscana e Romagna è invece un paradiso (ancora poco noto) per gli appassionati di bici da ghiaia. L’ho capito sulla mia pelle e sulle mie gambe, visto che passo l’estate a Marradi e dopo anni con una MTB front ora è qualche anno che giro con la gravel. Con grande soddisfazione.
Però devo subito avvisarti di una cosa: se stai cercando tracce GPX o indicazioni precise di percorsi non ne troverai nemmeno qui. Per due motivi, l’uno conseguente all’altro. Perché sono convinto che le tracce GPX spengano un po’ il senso dell’avventura e della scoperta, intruppandoci un po’ tutti sugli stessi percorsi con quello che io chiamo effetto Lonely Planet; e perché di conseguenza sono diventato nel tempo un teorico del perdersi.
Ma se come me perdi tempo a osservare le mappe e le cartine e a disegnare percorsi da affrontare in bici con mente aperta alla scoperta, e talvolta anche al fallimento, allora continua a leggere, perché penso di poterti dare qualche utile suggestione.
Di cosa parliamo quando parliamo di gravel nel Mugello
Intanto, di cosa parliamo quando parliamo di gravel nel Mugello? Se ti aspetti solo percorsi ghiaiosi no, non c’è solo quello. Sì, ci sono carrarecce e poderali belle polverose e sfrigolanti, ma ci sono anche b-road di montagna dove non passa quasi nessuno, singletrack al limite della MTB, pezzi davvero scassati da portage vero e proprio e sì, anche qualche percorso lungo gli argini dei fiumi, anche al limite del wild.
E poi di quale territorio stiamo parlando? Avendo casa a Marradi, il mio backdoor playground è in quel territorio storico chiamato Romagna toscana, un quadrante che sta tra il Passo del Muraglione, il Passo della Futa, Imola e Forlì: a nord c’è la Valle del Santerno, con la sua nuovissima ciclovia, a sud la vallata del Montone che scende dalle Foreste Casentinesi, a est la pianura è delimitata giocoforza dalla Via Emilia, a ovest sul crinale corre il Sentiero Italia CAI.
Percorsi gravel nel Mugello
E ora finalmente vediamo un po’ di percorsi gravel nel Mugello. A nord come detto c’è la Ciclovia del Santerno, che parte dalla pianura romagnola: il tratto fino a Castel del Rio è da vero cicloturismo, spesso su sterrato propriamente gravel, a zig zag tra i pochi paesi e l’omonimo fiume. Poi parte la scalata a Firenzuola, su una bella b-road (amatissima dai motociclisti, soprattutto nei weekend): così sono circa 60 km con 480 metri di dislivello positivo perfetti per una cicloescursione godibilissima. Se vuoi saperne di più leggi qui.
Sentiero Italia CAI in gravel nel Mugello
Da Firenzuola si possono raggiungere due interessanti passi appenninici: il Passo della Futa e il Passo del Giogo (in entrambi i casi una dozzina di km e 500 metri D+). Ciò che unisce i due passi è il tratto L09 del Sentiero Italia CAI, 13 km indicati anche per MTB ma fattibilissimi anche con una gravel. Dal Passo del Giogo al Passo della Colla c’è il tratto L08 del SI CAI, altri 13 km tecnicamente del tutto simili ai precendenti.
In totale sono 25 km di bel sentiero di crinale tra faggete secolari, fonti d’acqua, castagneti e con un po’ di fortuna anche fauna selvaggia.
Ci sarebbe anche il tratto L07 fino al Passo del Muraglione che si addentra nelle Foreste Casentinesi, ma è decisamente meno affrontabile su due ruote, anche con una MTB.
Nel magico mondo delle foreste Casentinesi
Per entrare nel magico mondo delle Foreste Casentinesi ci sono tre possibili itinerari. Il più affascinante è quello che parte, o passa, da Tredozio, un piccolo comune della provincia di Forlì-Cesena adagiato nell’altrettanto piccola valle del torrente Tramazzo. Lo si può raggiungere da Faenza via Modigliana, oppure da Forlì via Portico di Romagna valicando il Monte Busca con il suo piccolo vulcano, o ancora da Marradi passando per Abeto.
In ogni caso nella valle del Tramazzo si pedala nel silenzio assoluto, tra poche case sparse, terreni agricoli, boschi di castagne e una strada secondaria che porta fino a Lago di Ponte, dove c’è un bel rifugio: da qui la strada diventa una carrareccia di montagna che sale anche un po’ impervia e scassata e si addentra nelle Foreste Casentinesi fino a unirsi in quota alla strada che collega Marradi a San Benedetto in Alpe (da dove in 1 ora abbondante di cammino si può raggiungere la dantesca cascata dell’Acquacheta): verso Marradi ci sono ancora un paio di passi da valicare, verso San Benedetto è tutta spettacolare discesa.
La Valle del Lamone
La Valle del Lamone, che dal passo della Colla scende fino a Faenza passando per Marradi e Brisighella, è la più ampia e anche la più abitata delle valli che stiamo prendendo in considerazione. È molto amata dai ciclisti road romagnoli che puntano alla certificazione Mugello in Bike, ma anche dai mtbikers, che nei dintorni di Marradi trovano pane e percorsi per i loro denti (oltre che dagli ultrarunner che la associano alla 100 km del Passatore). Ma è anche una via di accesso interessante ad alcune variazioni in stile gravel. Una è quella che da Brisighella porta a Riolo Terme, entrando nel Parco della Vena del Gesso Romagnola dove ci sono un paio di itinerari classificati da MTB – la Ciclovia dei Gessi e il Percorso Arancione – ma fattibili con un po’ di tecnica, gambe e ravanage anche in gravel.
Dalla frazione Zattaglia di Brisighella si può prendere la poderale che porta alla frazione di Fornazzano, una strada sterrata sempre immersi nei boschi, lungo la quale si incontrano solo pochi poderi agricoli: il fondo è abbastanza scassato, il silenzio assoluto e non è improbabile trovarsi davanti un cervo, un capriolo o un cinghiale. Chi ha gambe può proseguire fino a Monte Romano con il suo osservatorio astronomico e scendere nella frazione di San Martino in Gattara, al confine tra Romagna e Toscana.
Un po’ di saliscendi per chi ama sentire le gambe
Oltre alla salita a Monte Romano da San Martino in Gattara con tratti con pendenze da doppia cifra, dalla Valle del Lamone si diramano alcuni saliscendi per chi ama fare fatica e sentire le gambe che spingono sui pedali. Risalendo dalla pianura si incontrano infatti le deviazioni che da Brisighella portano a Marzeno o Modigliana (e tra le due ci sono un po’ di poderali per chi ama l’avventura, per esempio quella che passa in località Lago di Lago che si imbocca dalla deviazione per l’Agriturismo Corte dei Mori poco prima di San Cassiano e valica tra boschi lungo un bello sterrato fino al Tramazzo), la salita con percentuali in doppia cifra che unisce Fognano e Zattaglia, quella sempre sterrata e immersa nei boschi che porta al Museo della Resistenza di Ca’ di Malanca, quella che da Popolano di Marradi porta al passo della Cavallara con il suo cippo commemorativo dell’omonima battaglia e poi ad Abeto, e non ultimo il Passo Carnevale che da Marradi porta a Palazzuolo sul Senio.
Alle abbazie tra gravel e portage
Infine per chi ama ravanare fino al limite del portage ci sono i bellissimi e affascinanti percorsi che portano alle abbazie e chiese degli antichi borghi montani nei dintorni di Marradi. La più famosa è l’eremo di Gamogna, che si può raggiungere dal passo della Cavallara lungo un percorso che è più da MTB che puro gravel oppure dalla deviazione lungo la strada di Badia della Valle. La chiesa di Lozzole, ora restaurata, si raggiunge dalla strada poderale che parte dalla frazione di Fantino (ma bisogna avere più che ottime gambe per farla senza scendere di sella). Infine l’eremo di Trebbana con la sua quercia secolare nell’Alpe di San Benedetto che i MTBikers raggiungono da un sentiero che si imbocca poco dopo Lago di Ponte.
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