Si può fare la Via Romea in Italia in bici, con 8-10 tappe da Bassano del Grappa a Roma, per circa 1000 km complessivi, un’esperienza di cicloturismo entusiasmante che raccontiamo in prima persona.
Im realtà la Via Romea Germanica scorre sul tragitto che dal nord Europa, intercettando le vie provenienti dall’est, portava sin dal Medioevo alla meta più desiderata dei cattolici, la Basilica di San Pietro.
Va ufficialmente da Stade (Sassonia, Nord Germania a pochi chilometri da Amburgo) a Roma. In totale 2200 km. Se fai il tratto italiano sono 1019, dal Passo del Brennero.
Per me è stato il battesimo del cicloviaggiatore: primo viaggio con bici attrezzata di borse e una buona dose di entusiasmo, intercettando la via da Bassano del Grappa.
La Via Romea in Italia, le tappe in bici fino a Roma
Per evitare di scoraggiare i più nella presentazione degli oltre due mila chilometri del percorso originato dal pellegrinaggio verso Roma, si potrebbe citare l’antica citazione (500 a.C. circa) del filosofo cinese Lao Tzu che fondò il Taoismo: “Anche un viaggio lungo mille miglia comincia con un passo”.
Per il mio “primo passo” mi sono accontentato di mille chilometri, tutti in Italia, con tappe mediamente di 100 km al giorno. Il grazioso paese veneto di Bassano è emblematico: rappresentato il primo dei bellissimi paesi che ho attraversato e che normalmente non si ha il tempo di raggiungerli per visitarli con lentezza.
La meta principale del giorno è stata Padova raggiunta seguendo la ciclovia e i cartelli dell’itinerario del Brenta, alternando tratti asfaltati a lisce strade ghiaiose, quasi sempre sugli argini del fiume.
Il “bollo” sulle credenziali si può fare ovunque ma alla Basilica di S.Antonio ha un valore simbolico significativo. Le credenziali, nonostante il plurale, è un sottile diario dove i pellegrini certificano il passaggio per ottenere nell’apposito ufficio in Piazza san Pietro l’attestato del “pellegrinaggio”.
Un’altra perla del viaggio è il progressivo cambiamento della gastronomia. Padova l’ho abbinata ai bigoli al sugo d’anatra. Successiva destinazione è stata Ferrara, transitando da Rovigo, prima seguendo il corso del Bacchiglione e successivamente i placidi canali che conducono alle sorprese del giorno, il borgo fluviale di Battaglia Terme e Monselice, piacevoli cittadine dove la scusa di uno spuntino e un caffè rendono possibile vivere l’esperienza da turista itinerante.
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Spoiler: ne mandiamo poche, ma buone!
La Via Romea in Emilia Romagna
La città degli Este si raggiunge pedalando sulla imponente “Destra Po”. Cena con i cappellacci di zucca al ragù valorizzati dalla vista del castello estense. Terza tappa verso Ravenna con la piacevole sorpresa degli argini tenuti come giardini botanici nei pressi di Argenta.
L’itinerario ci porta verso “le valli” la laguna dove numerosi fenicotteri, ma anche gru, garzette e aironi, nidificano da anni. Il tratto più suggestivo è quello dove l’argine divide le valli di Comacchio dagli ultimi chilometri del fiume Reno prima di sfociare in Adriatico. La visione è bucolica: si smette di pedalare e ci si lascia portare dal vento, con lo stridio degli uccelli che cercano il cibo nell’acqua stagnante e i fruscii dei papiri sul fiume, splendidamente pulito. Varrebbe la pena andarci solo per quel breve tratto.A pochi passi dalla celebre tomba di Dante a Ravenna c’è la via pedonale Corrado Ricci dove numerose trattorie e ristoranti si affacciano e offrono l’inebriante profumo della piadina appena tolta dalla piastra. Quello più originale è la Ca’ de Vèn: immancabile esperienza anche per l’aspetto storico. Se ci fosse necessità di un giorno di riposo, la città ha tutto per dimenticare la bici per un giorno: arte, storia, cordialità e ottimo cibo.
I circa 100 km successivi transitano da Forlì, ultimo tratto pianeggiante, e da qui iniziano le salite. Mai troppo lunghe, ma faticose per pendenze spesso sopra il 10%, e in una successione asfissiante. La meta è stata Santa Sofia, poco nota, ma sede del Comitato della Via Romea il cui Presidente Flavio Foietta è felice di incontrare i pellegrini. Siamo ancora in Romagna e nei ristoranti tutte le tipicità regionali sono presenti, ma solo qua si trovano i tortelli alla lastra (mini piadine farcite).
Le tappe in Toscana della Via Romea
Con la quinta tappa si entra in Toscana, la più breve con soli 65 km, ma 2.000 di dislivello e il transito del passo dei Mandrioli, oltre i 1.100 m. La meta del giorno è una scelta dove lunghezza e misticismo combaciano: La Verna fu il luogo di meditazione di San Francesco dove ricevette le stimmate.
La serenità che si respira nei boschi è parte dell’esperienza e il riposo notturno appagante. Dopo tanta salita viene la discesa dalla quale si scorge l’Arno e arrivare ad Arezzo è rapido. Ora siamo nella Valdichiana. Nessuna difficoltà ciclistica se si sceglie l’asfalto, ma c’è anche la versione gravel più impegnativa.
Il traguardo di giornata è Cortona, una deliziosa città medioevale, che sorge su una ripida rocca che va aggredita per salire di 300 m in meno di 3 chilometri.
Dalla finestra dell’hotel si vede il monte Amiata, la pianura toscana a perdita d’occhio con i laghi di Chiusi e Trasimeno fra i quali si transiterà domani in Umbria. Nel piatto della cena cade la ciaccia, un impasto di farina fritto-e-mangiato con salumi della casa.
In bici in Umbria sulla Via Romea
La settima tappa fa impennare il tasso culturale: destinazione Orvieto con sosta obbligatoria a Città della Pieve che si raggiunge dopo l’ennesima scalata al ripido colle.
Qui nacque Perugino, uno dei grandi artisti del Rinascimento, che dopo aver affrescato anche la Cappella Sistina, lasciò nel suo paese affreschi e quadri, alcuni dei quali ancora appesi alla cattedrale e a disposizione di tutti. Le altre opere sono visibili con tour guidati.
La pedalata del giorno raggiunge Orvieto con strade pianeggianti, ma la città è in cima ad una rupe di tufo che sembra tagliata con l’ascia. La mia personale sensazione è stata quella di un salto spazio-temporale: città antica, intatta nella sua identità grazie a diversi divieti per le auto. Meriterebbe una sosta di almeno un giorno.
In Lazio sulla Via Romea
L’ottavo giorno ha per meta Viterbo “la città dei Papi”: Si transita da Bagnoregio, un paese dove si deve sostare per uno spuntino nelle panetterie artigianali, ma soprattutto per fotografare Civita di Bagnoregio, un paese sospeso su una roccia di tufo inaccessibile collegato da un ponte pedonale di 300 metri.
L’entrata è contingentata ma ne vale la pena per assaporare un autentico ritorno al medioevo. Successivamente si arriva a Montefiascone e da qui in avanti l’itinerario coincide con quello della Via Francigena col vantaggio che le indicazioni dei pellegrinaggi su muri e pali si raddoppia. Anche Viterbo merita una visita, dopo la cena a base di lombrichelli all’amatriciana e ciambelle all’anice, e la mattina prima dell’ultima tappa.
Roma è vicinissima, meno di 100 km in discesa, e le indicazioni stradali lo ricordano frequentemente. Non è la fatica accumulata, ma qualcosa di più sottile: in prossimità dell’arrivo la progressione è lentissima forse perché si vuole rallentare e posticipare il più possibile la fine del viaggio, facendomi capire che lo scopo del viaggio non è la meta, ma il viaggio stesso.
Via Romea, informazioni per farla
Per le indicazioni dell’itinerario e i numerosi approfondimenti storici, culturali, enogastronomici abbiamo seguito il sito ufficiale www.viaromeagermanica.com/.
Qui si possono richiedere anche le credenziali che danno diritto a sconti negli alberghi e ristoranti convenzionati e all’accesso solo ai pellegrini a strutture d’accoglienza molto economiche. Inoltre viene fornita una lista di volontari con cellulari che sul territorio possono aiutare in caso di bisogno. A differenza di altri cammini è prevista solo un’offerta libera.
Non meno d’aiuto è stata la guida impeccabile di Simone Frignani di Terre di Mezzo Editore (296 pag. – 18 €) con tanti suggerimenti e aneddoti da leggere come un libro.
La bici usata è prodotta artigianalmente da Aeko – www.aeko.it. Telaio in acciaio Deda, portapacchi BacMilano, borse impermeabili Vaude.
Foto Sauro Scagliarini
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