Una volta giunti allo Ski-Day, il giorno della riapertura delle piste che verrà programmato a tempo debito, quanti impianti di risalita riapriranno? E quanti alberghi troveremo in attività quando finalmente si potrà tornare a sciare? Pare ormai chiaro che la prevista e tanto agognata riapertura delle piste non avverrà il prossimo 7 gennaio ma più avanti. Ne abbiamo parlato qui. Il CTS, riunitosi il 24 dicembre, ha analizzato le linee guida regionali sulla gestione della prevenzione e dei distanziamenti sugli impianti e sulle piste, producendo un documento (che qui puoi leggere integralmente): c’è chi la vede – se non come una mezza vittoria – certamente non come una bocciatura “perché il CTS chiede solo piccoli ritocchi”, come dice Valeria Ghezzi, presidente degli esercenti funiviari italiani). e poi c’è chi invece prevede che la riscrittura delle linee guida e le varie approvazioni richiedano troppo tempo e verranno approvate quando ormai la neve sarà sciolta. Chi vivrà, vedrà e scierà. La data più futuribile è quella di lunedì 25 gennaio, altri azzardano in modo più prudente una data all’inizio di febbraio, nella settimana di Carnevale in cui le scuole sono chiuse e le famiglie sono solite andare a sciare.
Impianti già chiusi e impianti apribili subito
Senza malizia, si potrebbe pensare che molti impiantisti non sarebbero troppo tristi per un eventuale posticipo delle aperture, attendendo loro malgrado il 25 gennaio. Del resto, tra il 7 e il 25 gennaio, normalmente sulle Alpi italiane si vedono quasi solo sciatori stranieri ed è difficile prevedere oggi quanti italiani potrebbero realisticamente andare a sciare in quelle settimane. Ma cosa accadrà il giorno dello Ski-Day? Quando si potrà sciare, riapriranno tutti gli impianti o solo una parte?
Ad una domanda legittima, dobbiamo forzatamente dare una risposta approssimativa. Molti appassionati si sono spaventati leggendo che alcuni impiantisti comunque non riaprirebbero (quello che ha fatto più clamore è il proprietario della Saslong in Gardena), avendo già abbandonato in anticipo l’idea di provare a fare la stagione. È altrettanto vero anche che molte stazioni sciistiche fanno gran parte del fatturato all’inizio della stagione e potrebbero non avere convenienza a muovere gli ingranaggi della macchina ora. Moltissimi però hanno investito al buio sulla preparazione delle piste in dicembre e hanno approfittato delle abbondanti nevicate naturali per battere le piste, indipendentemente dalla possibile data di apertura. E ora sono pronti a far sciare. Non è nemmeno detto che i comprensori più piccoli siano quelli più a rischio di chiusura anticipata perché, in certi casi, sono anche quelli che hanno meno spese (date un’occhiata a quelle del Passo Brocon). Forse è un discorso che vale per quelli posizionati ad altitudini inferiori, a cavallo dei 1000 metri di quota, dove garantire la neve diventerebbe sempre più impegnativo sia dal punto di vista dei costi che delle condizioni meteo (temperature e umidità) con cui sparare.
Qualche impiantista cercherà fino all’ultimo momento un finanziamento a fondo perduto lasciandosi convincere ad aprire? Può darsi. Di certo c‘è chi attende di capire a quanto ammontano i ristori (sempre che arrivino) prima di decidere. E questo vale anche e soprattutto per gli alberghi e le strutture ricettive in genere.
PhotoCredit: Harald Wisthaler per Seiser Alm Idm
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