Si può sciare ai tempi del Coronavirus senza problemi in tutta Italia? Gli impianti di risalita sono aperti? È vero che devono ridurre la portata degli sciatori? E i rifugi danno da mangiare a tutti? Tra gli effetti nefasti del virus sulle attività degli appassionati di outdoor c’è anche il fatto che il medesimo si è manifestato proprio nei giorni in cui è finalmente arrivata la neve, tanto attesa dall’inizio dell’inverno. Abbiamo metri di neve fresca su tutto l’arco alpino e moltissimi temono che programmare un weekend di sci sia controproducente, immaginando nel peggiore dei casi di poter contrarre il virus da chi incrociano sulle piste o in albergo o, nel minore dei casi, pensano di poter essere rimbalzati in un rifugio o di dover fare code assurde agli impianti.
Noi non diamo suggerimenti né opinioni e premesso che, come abbiamo imparato in questi giorni, la situazione cambia di ora in ora, ll momento la situazione è quella che segue.
Offerta Turistica
Sulle Dolomiti su registra un calo secco del 50% delle prenotazioni, con tedeschi e polacchi (ma non solo) che disdicono senza sosta. Il problema non sta nella volontà del turista straniero di venire da noi a sciare a causa di un effettivo pericolo ma dal fatto che le norme all’estero sono molto più restrittive e un’azienda viene obbligata a chiudere e a mettersi in quarantena se un suo dipendente torna dall’Italia e starnutisce un paio di volte. Gli uffici del personale delle aziende tedesche comandano ai propri dipendenti di non venire.
La repentina e imponente diminuzione dell’offerta però non ha comportato (almeno finora) una diminuzione dei prezzi da parte degli operatori turistici sulle Alpi italiane che sono rimasti al palo – soprattutto durante la settimana. Non aspettiamoci da qui a metà aprile di vedere gli hotel in saldo nel weekend ma certamente durante la settimana. Fa eccezione il Friuli Venezia Giulia che – a fronte di montagne bellissime e qualche km in più da fare (nemmeno sempre) – ha messo in circolazione offerte incredibili da 40€ al giorno in albergo, skipass compreso.
Situazione impianti
Il decreto ministeriale più recente impone che gli impianti di risalita chiusi (telecabine e funivie) delle regioni a rischio – come Veneto e Lombardia, nello specifico – riducano la loro portata a un terzo per mantenere la distanza raccomandata dal Ministero della Salute tra le persone. Il Dolomiti SuperSki conferma che la direttiva viene seguita in tutti i loro impianti di Cortina, Arabba, Marmolada e Civetta. In Trentino si risale ancora con regolarità mentre è notizia di ieri che le istituzioni provinciali dell’Alto Adige hanno dovuto ridurre la portata degli impianti di Selva di Val Gardena, Santa Cristina e di Badia solo perché una manciata di turisti tedeschi sono risultati positivi dopo aver sciato in queste località (va anche fatto notare alcuni turisti tedeschi sono risultati positivi tornando dai Mondiali di Biathlon di Anterselva ma è stato accertato che il virus se lo siano portati da casa nell’occasione).
Nessun problema in Friuli dove peraltro, fin dai primi giorni, le telecabine e le funivie venivano sanificate con uno speciale macchinario, pur non appartenendo ad una regione a rischio. In Lombardia, durante questa prima settimana, pare che non ci sia stato un vero e proprio controllo sugli impianti chiusi, data la minima affluenza di sciatori sulle piste nei giorni feriali, ma che verranno eseguite le indicazioni durante il weekend. È di stamattina, inoltre, la notizia che ci sono stati i primi due casi di contagio in Valle d’Aosta (qui la situazione aggiornata in tempo reale).
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