Le migliori 7 baite gourmet del Trentino

Dopo una ciaspolata o in una giornata di sci non c'è niente di meglio che una pausa di gusto in una delle migliori baite gourmet del Trentino

Le migliori 7 baite gourmet del Trentino

Dalle ciaspole ai piedi alle gambe sotto il tavolo (e se non avete mai ciaspolato, qui vi abbiamo raccontato come farlo e perché): in quota la neve è arrivata e consente di vivere la montagna anche a chi non vuole per forza sciare. I rifugi del Trentino offrono menu di altissimo livello con sapori e ingredienti del territorio che possono sorprendere anche i palati più esigenti.

Le migliori 7 baite gourmet del Trentino

Qualità e sostanza, perché il movimento e l’aria di montagna mettono fame. Ecco sette facili sentieri sulla neve che conciliano il piacere della tavola e quello di camminare in mezzo alla natura. Ça va sans dire: le ciaspole e i bastoncini sono sempre noleggiabili sui posto.

Le migliori 7 baite gourmet del Trentino

Val di Rabbi: Malga Stablasolo

Nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, si trova la Val di Rabbi, uno dei segreti meglio tenuti del Trentino. È una valle chiusa, sotto l’Adamello, sul confine con l’Alto Adige, dove si pratica solo lo sci alpinismo e il fondo lasciando tutto lo spazio alla natura. Montagna da vivere, anche in inverno. C’è perfino un troppo poco conosciuto stabilimento termale, poco oltre il quale comincia un percorso nel bosco che attraversa il ponte sul torrente Rabbies, sale al Rifugio Al Fontanin e prosegue per altri 3,5 km (e 300 metri di dislivello) fino alla Malga Stablasolo. Avrete davanti ai vostri occhi la classica immagine della baita coperta di neve in una radura isolata, con il filo di fumo del camino che esce dal comignolo e le luci accese: da provare soprattutto torte e dolci preparati con burro e ricotta prodotti nella stalla sotto al rifugio.

Passo San Pellegrino: Rifugio Fuciade

Con buona probabilità, questo è il rifugio dove si mangia meglio in tutto il Trentino. Il Fuciade – che molti indicano come Fuchiade – è in cima a tutte le guide del gusto (e non solo a quelle regionali) e fa parte di un gruppo di ristoranti gourmet di Moena con cui condivide numerosi eventi,  nonostante non sia proprio in paese ma ai 1900 metri del Passo San Pellegrino. Poco dopo la chiesetta, dove si concentrano diversi impianti di risalita, parte una traccia di sentiero – battuta anche la sera dalle motoslitte che fanno la spola verso il rifugio – lungo circa 3 km, decisamente pianeggiante e affrontabile da tutti.  All’arrivo, chiedete di Sergio:  vi saprà consigliare il miglior piatto sul menu del giorno e vi farà visitare l’incredibile cantina sotto il rifugio. La lasagnetta di cervo e zucchine lascia senza parole molti buongustai.

Sant’Antonio di Mavignola: Malga Ritorto

Uno degli itinerari più belli delle Alpi da fare con le ciaspole, di difficoltà contenuta ma molto panoramico. Sant’Antonio è il villaggio tra Pinzolo e Madona di Campiglio: dalla Statale, in località Fratè, parte una salita ben segnalata che, su pendenze lievi, regala favolosi panorami sul Gruppo del Brenta . Raggiungete l’alpeggio di Milegna e seguite in direzione “Giro di Campiglio” fino ad arrivare ad una baita dopo la quale segui le indicazioni per la Malga Ritorto. Attraversando il bosco nel più assoluto silenzio, vi troverete all’improvviso nell’ampia radura di Ritorto dove magicamente si aprirà una spettacolare vista sull’ìorizzonte. La malga è a pochi passi: provate ad intuire con l’olfatto il profumo di erba e fiori freschi che il formaggio dell’alpeggio, prodotto qui artigianalmente, emana ancora.

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Passo Valles: Malga Venegia

Sulla strada che da Bellamonte porta al Passo Valles, lasciate la vettura nel parcheggio basso all’inizio della Val Venegia. Immersi nel silenzio più ovattato, nella magia del bosco e delle Pale di San Martino poco lontane, una passeggiata di mezzoretta porta alla Malga Venegia dove sa tavola si trova l’immancabile tosella, il formaggio di malga tipico della zona che va tradizionalmente consumato solo nel giorno stesso della produzione, scottato su una griglia con polenta e funghi. Chi ciaspola qui di giorno può anche proseguire sul sentiero tranquillo che punta la successiva Malga Venegiotta, chiusa in inverno. Chi invece sceglie di farlo la sera “in notturna” con le torce frontali ad illuminare il cammino, faccia attenzione ai rumori della foresta che svelano quanto sia la stessa viva anche di notte.

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Folgaria-Luserna: Malga Millegrobbe

Dove c’è lo sci di fondo, spesso ci sono anche le ciaspole. Dove ci sono le ciaspole, almeno in questo caso, ci sono baite dove si pranza e cena alla grande. Succede anche sugli Altipiani cimbri di Folgaria, Lavarone e in particolare a Luserna dove, nella Conca Millegrobbe, si trova un famoso Centro per il Fondo con una pista ad anello affiancata e attraversata da sentieri per gli appassionati delle racchette che entrano ed escono dal bosco. Questa è la zona germanofona più meridionale d’Europa. Siamo in Alta Valsugana, a brevissima distanza dal confine veneto. In una grande radura, la “Malga Millegrobbe di sopra” propone ottima birra artigianale, piatti di selvaggina, degustazioni del famoso formaggio locale Vezzena e perfino una visita del proprio centro wellness – sauna, bagno turco e un’area relax per ritemprare lo spirito e il corpo dopo l’escursione.

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Campitello di Fassa: Rif.Micheluzzi

A Campitello si può risalire il torrente Duron sulla strada forestale che porta al Rifugio Micheluzzi e agli altri della valle omonima. All’altezza dell’ultima casa del paese, dove attacca la salita – non fatevi spaventare dai primi 500 metri piuttosto pendenti – bisogna generalmente calzare le ciaspole. All’altezza del rifugio, poi, la valle imbiancata si apre in un meraviglioso paesaggio e offre la possibilità di passeggiare per un altro paio di chilometri in piano o di avventurarsi in ciaspolate “estreme” lungo la Val Duron fino al Rifugio Sasso Piatto.

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Passo Rolle: Capanna Cervino

Che voi saliate da San Martino di Castrozza o da Predazzo e Bellamonte, l’appuntamento è al grande spiazzo in cima al Passo Rolle, metri 1984. Siamo nel cuore delle Dolomiti Patrimonio UNESCO e del Parco Naturale Paneveggio – Pale di San Martino: guardando verso ovest, l’imponenza del Cimon della Pala si fa sentire e attrae con lo stesso irresistibile magnetismo di una parete maestosa dell’Himalaya. Bisogna andare a vederlo da vicino. Come i monti manzoniani erano “sorgenti dall’acque”, il Cimon della Pala sorge da un mare di panettoni bianchi immacolati dove non passano nemmeno le piste da sci. Calzate quindi le racchette da neve, raggiungete la base di partenza del tappetino che serve una pista per bambini lungo il primo tornante e cercate con lo sguardo il sentiero dolce che sale. Qualcuno lo usa anche per venir giù impropriamente con lo slittino dalla Capanna Cervino: per raggiungere il camino acceso del rifugio basta una passeggiata di circa 20 minuti, quanto ne servono per capire che qui la polenta fumante con gulasch e i canederli al formaggio fuso hanno un sapore diverso. Da qui poi bastano pochi minuti per raggiungere la bellissima Baita Segantini, probabilmente il rifugio più fotografato di tutto il Trentino, per avventurarsi ulteriormente vicino alla parete per immortalare panorami che diventino indimenticabili.

01 capanna cervino - Ciaspole - San Martino - Archivio Trentino Marketing C. Baroni

Credit photo Trentino Marketing

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