Cervinia, Dpcm e chiusura degli impianti sci: cosa è successo e cosa faremo in inverno

Funivia Cervinia

Fra gli sciatori la domanda è una sola: dopo l’ultimo Dpcm, andremo o no a sciare quest’inverno?
L’allarme covid, incrociato al caso Cervinia, hanno portato a 24 ore folli. Nella giornata di sabato, il governo italiano – come è ormai sua consuetudine – rilascia la bozza dell’ultimo atteso decreto e attende di capire che aria tira prima di metterci la firma. Piscine chiuse, palestre chiuse, ce lo aspettavamo… e piste da sci chiuse per tutti tranne che per i professionisti.
Ma quanto poco gliene può importare al governo, che viaggia al ritmo di un decreto alla settimana, di bloccare lo sci quando siamo a fine ottobre? È la tempesta perfetta. Sui forum dei siti specializzati e sui social degli addetti ai lavori i favorevoli e i contrari si dichiarano guerra.

 

Andremo a sciare quest’inverno? Cosa abbiamo capito dell’ultimo Dpcm

Il campo di battaglia è il piazzale davanti al botteghino degli impianti di Cervinia. “Oggi era il primo giorno di sci a Cervinia e c’era una coda vergognosa davanti alla biglietteria, 2000 persone per ore in attesa del giornaliero. Non abbiamo imparato niente”, dichiarava una parte al netto di sarcasmi e offese. E uscivano le prime immagini di una coda infinita. “Non è successo niente”, provava a difendersi la parte avversa. “È la coda che si forma tutti gli anni al primo giorno della stagione invernale quando a Cervinia distribuiscono i giornalieri. Anzi, l’anno scorso c’erano 5000 persone nella stessa occasione. La notizia è pompata. E poi l’impianto in funzione ha una portata di 2400 persone all’ora: durante la giornata non c’è stata alcuna coda e nessun assembramento sugli impianti”. Questa parte invece portava in dote le foto della giornata di sci sulle piste con poca gente, sole, neve perfetta e un mondo bianco e felice. Possibile che qualcuno al Governo, poche ore prima della pubblicazione del decreto, si sia messo a guardare le foto scattate a Cervinia e se ne sia preoccupato tanto da aggiungere in calce anche la chiusura degli impianti, peraltro solo fino al 24 novembre (cioè solo a Cervinia e in Senales)?
Proprio in quel governo che peraltro ha già dimostrato di avere poco a cuore i destini della montagna? Il “confronto tra le parti” andava avanti fino a notte inoltrata con molti feriti (nell’orgoglio) ma senza vinti né vincitori.

Cervinia Funivia

 

Il caso Cervinia e le code agli impianti

Chi ha la pessima abitudine di sfrucugliare sul web appena sveglio, domenica mattina ha trovato i cocci delle discussioni della sera precedente: “La colpa è solo di Cervinia! In Alto Adige non sarebbe mai accaduto. Loro si sono già organizzati per gestire le code. E adesso ci rimettono tutti per colpa dei valdostani“. E dall’altra parte: “La colpa è del governo che permette di mantenere il 100% di capienza sugli impianti perché altrimenti dovrebbe ridurla anche sugli autobus di linea e sulle metropolitane“. “La metropolitana serve per andare a lavorare, la funivia serve solo per divertirsi!” “Chi va a sciare contribuisce allo stipendio di centinaia di migliaia di persone”. Poi, avendone abbastanza dei commenti, molti hanno preferito andare a leggere le ultime sulle testate “serie” dove spesso hanno trovano titoli catastrofici. Perché la prima frase dell’articolo di Repubblica è stata “A rischio le settimane bianche”? È un po’ come leggere (ci sia consentita l’iperbole): “Code alla biglietteria della Stazione Termini a Roma: in pericolo il trasporto ferroviario, marittimo e aeroportuale italiano fino ad aprile prossimo“.

Appena dopo l’ora di colazione, Cervinia mandava in giro le foto della seconda mattina di sci in cui le code erano più rigorose di quelle per ritirare la pensione alla posta di Göteborg, il che per alcuni era una ammissione di colpa e per altri la dimostrazione che tutto fosse risolto. Qualche minuto dopo qualcuno poi, leggendo bene il Dpcm, si accorgeva che al testo era stata fatta un’ulteriore correzione secondo la quale gli impianti di risalita rimarranno aperti “solo subordinatamente all’adozione di linee guida da parte della Conferenza delle Regioni e delle province autonome” e comunque dovranno essere validate dal Comitato Tecnico Scientifico. Come dire: “Scusate, scherzavamo”…

Impiantri sci aperti o chiusi?

Adesso noi che abbiamo a cuore sia la montagna che lo sci abbiamo la certezza che non avremo certezza alcuna tra qui e il vaccino e che siamo nelle mani di poche persone la cui conoscenza della montagna è discutibile nel migliore dei casi. Dobbiamo essere consapevoli che potremo svegliarci domattina con gli impianti chiusi e le piste chiuse. L’ipotesi peggiore però è soprattutto quella delle limitazioni alla circolazione. Se potremo viaggiare almeno all’interno della regione di appartenenza, sarà già consolante. Poi non potremo prendere impianti di risalita? Punteremo tutto sullo sci di fondo e sullo scialpinismo, sport da praticare all’aperto anche e soprattutto in piena solitudine. Se posso andare a correre al parco in assoluto isolamento dal resto del mondo, posso fare anche scialpinismo o sci di fondo (sperando di non dover eventualmente noleggiare). Speriamo quindi di poter almeno andare in montagna quest’inverno e, se terranno gli impianti chiusi – non succede ma se succede – impareremo a fare anche altro sulla neve e, con i soldi degli skipass risparmiati, scieremo il doppio l’anno seguente.
Rimaniamo in attesa del prossimo Dpcm.
[Credit: Impianti Cervinia e Enrico Romanzi per Impianti Cervinia]

 

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