Le nostre valigie sono di nuovo ammucchiate sul marciapiede; abbiamo molta strada da fare.
– Dobbiamo andare e non fermarci mai finché non arriviamo.
– Per andare dove, amico?
– Non lo so, ma dobbiamo andare.
Ma non importa: in fondo, la strada è la vita.
E la mia strada adesso mi ha riportato a casa, alla mia vita, dopo un altro lungo viaggio. Ci siamo: dopo 100 giorni, oltre 12mila km percorsi e 7 paesi attraversati, è arrivato il momento di scrivere la parola fine anche a questa mia sesta spedizione, sperando e sapendo che è solo la sesta di una lunga serie.
Un’avventura che ancora una volta mi ha portata a conoscere uno degli angoli più suggestivi del mondo, neanche troppo lontano da noi. Sembrano passati anni da quando, sotto il sole di una bella giornata d’estate in Piazza Gae Aulenti, la nostra carovana salutava Milano.
Cento giorni sembrano lunghi, ma quando si viaggia la ricchezza del viaggio li riempie in un soffio. E così ho macinato chilometri e chilometri alla guida della mia adorata Jolly… Costa Azzurra, Les Porquerolles, la Spagna con Ibiza e Formentera, fino toccare il punto più occidentale d’Europa in Portogallo: il faro di Capo Sao Vicente. E poi ancora alla volta di Gibilterra, ai piedi delle leggendarie Colonne d’Ercole, per sbarcare in Marocco.
Qui l’avventura si è immersa in un bagno di sapori, colori e profumi dall’aroma speziato, che ci hanno accompagnato in tutto il nostro percorso marocchino, da est a ovest, da nord a sud, per spingerci sempre più in giù fino a Dakhla e poi approdare a uno dei più colorati e vivaci arcipelaghi dell’Atlantico: Capo Verde.
E ora che le vie della mia città sono illuminate a festa, all’angolo il mio amico vende le crepes come un qualsiasi altro dicembre degli ultimi anni, l’albero di Natale campeggia nel centro della piazza e le sue luci si accendono ritmicamente e battono all’unisono con il mio cuore, io penso e ripenso a ciò che provo, a quello che vorrei scrivere, a quante cose avrei da dire.
Non riesco a smettere di pensare alle mie compagne di viaggio, quando ci si abitua ad una routine è sempre difficile cambiarla, e per me loro sono state una bella abitudine. L’abitudine che rende il viaggio ancor più intenso. L’abitudine che ti fa dire, a un passo dalla fine, che vorresti non finisse mai. Sento che questa spedizione mi ha segnata, che si è presa qualcosa di me e che mi ha lasciato molto in cambio.
Si è presa un nuovo pezzettino del mio cuore, centimetri di pelle baciati dal sole.
Si è presa una parte del mio inverno trasformandolo in un’estate perenne.
Si è presa qualche ora di sonno e molti pensieri.
Si è presa me per restituirmi cambiata, come sempre: un po’ più maschiaccio di quando sono partita, ma con nuove idee, nuovi stimoli, nuove sfide da affrontare.
Mi ha lasciato nuove amiche, con le quali iniziare un cammino insieme.
Mi ha lasciato il coriandolo, il cumino e le mani di zafferano.
Mi ha lasciato le capre sugli alberi e il sapore dell’argan.
Mi ha lasciato una nuova ruga, all’angolo della bocca. I sorrisi delle donne, gli occhi curiosi dei bambini, gli sguardi indagatori degli adulti.
Mi ha lasciato qualche canzone in più da cantare e un nuovo diario da riempire.
Mi ha lasciato qualche sogno da realizzare e un arcobaleno da inseguire.
Ritorno alla mia vita dopo lunghi mesi d’assenza. Ancora una volta capisco di essere privilegiata, di appartenere a una piccola grande famiglia che, nonostante si arricchisca di nuovi elementi ogni anno, non smette mai di stupirmi. Donnavventura è così: unica e indescrivibile, travolgente e imprevedibile. E io mi sento speciale. Mi faccio cullare da questa consapevolezza mentre la gelida aria udinese mi ricorda che sono a casa.
Le mie valigie sono di nuovo ammucchiate sul marciapiede. Possono aspettare un pochino, giusto il tempo di gustarmi la bella sorpresa di Natale: un regalo per tutti, una puntata speciale dai luoghi più belli del pianeta! Primo appuntamento televisivo: il giorno di Natale alle 13:55 su Rete4, e io non posso perdermelo.
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