Lofoten: due curve al Circolo Polare Artico

Riflessi mattutini a Henningsvaer, l’ennesima “Venezia del Nord”

Credits: Marzia Fioroni e Federico Muffatti

Un arcipelago bizzarro, un paradiso naturale, un’oasi per lo sport. Se il maelström, forte corrente che si scatena in uno stretto della porzione sud-occidentale delle Isole Lofoten, ha stimolato la fantasia di Edgar Allan Poe e di Jules Verne, le aurore boreali, il sole di mezzanotte e le gelide acque cristalline entro cui si nasconde la più grande barriera corallina di acque fredde potrebbero completare le nostre librerie con racconti e romanzi altrettanto entusiasmanti.

Del resto, che questo arcipelago norvegese sia piuttosto bizzarro ce lo dice anche il clima insolitamente mite: nel Circolo Polare Artico temperature invernali accettabili (le medie non si discostano molto dallo zero) ed estati con picchi di 25 o 26°C non sarebbero possibili senza l’azione della Corrente del Golfo. E di certo anche noi non ci saremmo spinti quassù nel mese di marzo con gli sci al seguito…

Tra gli effetti benefici della Corrente c’è anche l’abbondanza di merluzzi, che a milioni vengono dal Mare di Barents per deporre le uova in questi fiordi. Li si vede poi in gran numero appesi sulle rastrelliere a essiccare, regalando un curioso colpo d’occhio, oltre che una produzione locale di assoluta eccellenza:  lo stoccafisso. Così, dalla metà di febbraio alla fine di aprile, un via vai di barchette anima le baie, raggiungendo l’apice durante i Campionati del mondo di pesca al merluzzo (avreste mai creduto che esistessero?).

A pensarci bene, è difficile immaginare un’altra occupazione invernale per chi vive qui, che con il mare sembra avere un legame più stretto che non con la “muraglia delle Lofoten”, le antiche montagne che troneggiano sui fiordi con  forme originali e severe. Sarà per il loro esiguo numero, ma sulle vette scialpinistiche se ne vedono ancora pochi, di norvegesi, lasciando forse volutamente il posto a un numero crescente di turisti con le pelli.

Partire dal mare è per lo sciatore continentale di per sé un miraggio, ma farlo nella incredibile luce artica, allontanandosi da un fiordo per scovarne altri man mano che si guadagna quota, lo è ancora di più. Certo non si può dire sia facile: come l’attesa di un’aurora boreale richiede discrete dosi di pazienza e determinazione, anche le giornate limpide si fanno desiderare, inframmezzate come sono da nevicate insistenti che non lasciano molte prospettive di gita.

Persi fra il bianco che il vento sparpaglia in ogni dove, quello che si percepisce è ugualmente grande, e avvicina per un istante, o almeno così pare, agli abitanti delle isole, che poco possono fare se non sedersi al caldo, impotenti, ad aspettare. A differenza di quanto ci avevano raccontato, il meteo non muta sempre con ritmi repentini: arriva il tempo per perdersi fra le carte escursionistiche della zona, concatenando almeno virtualmente le tante e belle cime che si possono sciare.

Le quote modeste delle vette (la più alta, l’Higravtindan, raggiunge i 1146 m, mentre le più classiche gite si aggirano intorno agli 8-900 m di dislivello) stimolano a scovare nuove discese o itinerari. Con l’adrenalina che sale per la voglia di lasciare nuove tracce nella polvere più fine che si possa immaginare, è la pace delle rorbu, le graziose casette dei pescatori a ridosso dei fiordi, a garantire un ottimo riposo.

Con il sole, però, scegliere a vista le gite è un’altra esperienza possibile, facendo attenzione a varcare nel modo migliore la fitta boscaglia di betulle o le cascatelle di ghiaccio, che in caso di neve non abbondante rischiano di creare qualche intoppo all’attacco dei versanti. Anche le valanghe non sono da sottovalutare: nella settimana alle Lofoten il bollettino norvegese è rimasto puntato su “pericolo 3” e diversi gruppi lo hanno testato con mano… Ma con un po’ di accortezza, si inanellano sciate davvero da ricordare per gli amanti della polvere, e quelli dalla ripellata facile avranno materiale per infiniti yo-yo.

Il vento può essere una costante delle gite: il sibilo ripetitivo nelle orecchie fa quasi compagnia dopo qualche giorno, come fosse un mantra. O un amico frikkettone con uno “scaccia-spiriti” appeso allo zaino! Ad ogni modo, un buon capo tecnico addosso ripara dai fastidi, che restano tutto sommato di poco conto.

Se il National Geographic ha inserito le Lofoten fra le isole  più interessanti da visitare sull’intero pianeta e il Times ha indicato la spiaggia di Haukland fra le più suggestive d’Europa una ragione del resto ci sarà. E allora bisogna trovare il tempo per guardarsi intorno, per scoprire oltre ai grandiosi panorami delle vette le belle baie, le aquile di mare che volano lungo la costa e le pernici bianche sui pendii.

Con le casette impeccabili a dar vita a un grazioso villaggio, Hennyngsvaer ci è piaciuto molto, ma anche Å, che rappresenta con il suo sintetico nome, ossia l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese, il punto più meridionale che la E10 raggiunge. I chilometri  su questa unica direttrice che collega le isole con ponti e tunnel sottomarini si guadagnano piuttosto lentamente: i norvegesi sfrecciano decisi sul fondo che è una lastra di ghiaccio, sicuri della tenuta delle gomme chiodate, ma chi è meno avvezzo, a ragione, è ben più cauto.

Anche le banchine stradali nascondono qualche insidia: c’è voluto il trattore di un gentile isolano per rimettere in carreggiata la nostra auto a noleggio che, improvvida, si era lasciata tentare dal margine stradale per rendere più comoda una manovra.

—–

Periodo consigliato
Nel mese di marzo si trovano buone combinazioni di luce e neve (è facile trovare polverosi anche i pendii a minor quota e a metà mese è chiaro per circa 11 ore). In aprile la neve è spesso trasformata e partire con le pelli dai fiordi non è sempre possibile, sebbene le giornate siano più lunghe.

Dove andare
Svolvaer e Leknes sono i due centri principali, entrambi buone basi per una vacanza scialpinistica. Occorre tener conto che le cime più elevate sono nei dintorni di Svolvaer e che le distanze stradali non sempre si coprono velocemente. Kabelvag e Hennyngsvaer sono due bei villaggi dove trovare una rorbu libera quando i Campionati mondiali di pesca al merluzzo monopolizzano parte delle strutture della zona.

Il viaggio
A Svolvaer e Leknes si può arrivare direttamente con i piccoli aerei che volano da Bodo (compagnia Wideroe del gruppo SAS), ma la disponibilità limitata richiede prenotazioni tempestive e tariffe non proprio da volo charter (in alternativa da Bodo si può anche prendere un ferry per Moskenes, Skutvik, Svolvaer o Bognes). Più a buon mercato è volare (sempre con la SAS)  da Oslo su Harstad/Narvik (aeroporto di Evenes), raggiungendo Svolvaer in auto  (circa 180 km e 3 ore). Le Lofoten sono infatti collegate alla terraferma da ponti e tunnel stradali.

Siti utili
Un utile sito per le previsioni meteo (anche in inglese) è www.yr.no
Per le informazioni su neve e valanghe. Vi si leggono anche commenti in tempo reale sullo stato della neve e la stabilità del mando.
Il sito delle guide alpine locali www.alpineguides.no

Fra le guide alpine che abbiamo incontrato sulle isole e sappiamo attive nei viaggi scialpinistici alle Lofoten segnaliamo:
Mario Vannuccini: www.guidealpine.net
Plamen Shopski: web.tiscali.it/planet.trek
Ivan Pegorari: www.valmalencoalpina.it

Alloggio
Le confortevoli rorbu dove abbiamo pernottato, a Henningsvaer: www.henningsvar-rorbuer.no

Alcune gite consigliate
Pilan (828 m): da Laupstad, concatenato con il Sautinden (596 m) con discesa nel vallone del Dalen su Higrav (meglio posizionare un’auto a Higrav).
Rundfjellet (803 m): partenza sul Vaterfjorden, salita da parete est e discesa sul versante sud.
Geitgalljen (1085 m): salita dal canalone dello Skinelva e discesa verso l’Austpollen (richiede neve ben assestata).
Varden (700 m): salita da est, discesa a ovest verso Olderfjorden, risalita allo Smatindan (662 m) con discesa dal vallone del Kolbeinelva.

Bibliografia
Carta 1:100.000 Lofoten ed. Turkart e carte 1:50.000 ed. Turkart (Vagan e Vest-Lofoten).
Lofoten: ski & kayak, di F.Pasini (in italiano) con indicazioni sulle principali gite scialpinistiche.
Informazioni generali sui siti www.lofoten.info – www.lofoten.it – www.visitnorway.com

NosePress è un trick che si fa in bici, ma è anche l’idea per un progetto di comunicazione ciclocentrico che esplora il mondo degli appassionati e le sue molteplici sfaccettature.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Pubblicità

Potrebbe interessarti anche...