Non fa più notizia ormai la cronaca di maiali che grufolano nella spazzatura a Roma, il “comune agricolo più grande d’Europa”, non lontano dal GRA. Non i cinghiali che da tempo frequentano l’Olgiata nella periferia della città ma veri e propri maiali che riescono a uscire e rientrare da un allevamento.
Lo scorso marzo, del resto, era diventato virale un video che immortalava una capra che scorrazzava nella stazione della Linea A della metro a Valle Aurelia, non lontano dai Giardini Vaticani, la stessa zona dove nella piazza del paese giravano perfino i cavalli. Non stiamo parlando dei gabbiani che ormai hanno raggiunto anche le discariche delle grandi città del Nord Italia né degli scoiattoli americani che stanno colonizzandone parchi e aiuole. Non stiamo parlando di casi fortuiti e isolati come i cervi che scendono in centro a Bolzano o l’orso che l’anno scorso è comparso alla periferia di Lecco.
Pare palese ormai che questa sia una tendenza di questi anni, il segno evidente della natura che si adatta e conquista nuovi spazi per la propria sopravvivenza. Proprio in questi giorni è stato presentato il nuovo libro di Francesco Tomasinelli “Vado a Vivere in città”, un volume che racconta proprio perché gli animali selvatici sono sempre più comuni nelle metropoli e come possiamo convivere con essi (Edizioni Il Piviere, Euro 20,00). Assolutamente sorprendente e mai banale.
Noi abbiamo parlato con l’autore che ci ha raccontato i casi più eclatanti: “La progressiva contrazione degli ambienti naturali in gran parte dell’Italia impone agli animali di convivere con noi”, dice Tomasinelli, laureato in Scienze Ambientali Marine presso l’Università di Genova e divulgatore scientifico. “Le città, anche quelle più grandi, non sono i deserti biologici che molti si aspettano ma un ambiente complesso che può ospitare un numero sorprendente di specie di uccelli, ma anche mammiferi, rettili, anfibi insetti e pesci (www.isopoda.net)”.
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