Into the Wild e i viaggi pericolosi verso il Magic Bus

Questo "pellegrinaggio" è diventato una sorta di fenomeno sociale. La storia di McCandless ha parlato a tutti noi e tutti ci siamo immedesimati. Ma i pellegrini muoiono tutti nello stesso modo, scomparendo nelle acque del fiume in piena, soprattutto alla fine dell'estate e all'inizio dell'autunno quando le piogge inarrestabili del periodo gonfiano il corso d'acqua all'inverosimile rendendolo inaccessibile.
Qualcuno che vi si avventura senza attrezzatura d'estate viene attaccato da orsi e lupi. Avvicinandosi al sentiero si scorgono ovunque piccoli altari lasciati a ricordo e non c'è bar, negozio o alberghetto nella contea che non abbia una storia da raccontare.
Credits: Arthur Champan

La rivista americana Outside – la stessa che grazie a Jon Krakauer nel gennaio 1993 portò alla luce la vicenda di Chris McCandless con il libro Into The Wild che ispirò la pellicola – solleva a pochi giorni dall’uscita di Back to the Wild: le fotografie e gli scritti inediti di Chris McCandless (qui tutte le foto originali) un’altra questione al riguardo: ogni anno centinaia di lettori del libro e fan del film viaggiano fino all’estremo dell’Alaska per raggiungere il bus più famoso del mondo. Molti si cacciano nei guai (e qualcuno ci ha anche lasciato le penne).

Le loro vicende sono tragedie per nulla romantiche. Abbiamo indagato sul tema e cerchiamo di raccontarvi quel che sta succedendo nel Denali Park, fra polemiche, allarmi e voci che si contraddicono. Lo facciamo, accompagnati da alcune foto che i ‘turisti Into the Wild’ pubblicano su Flickr. 

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